Visita di Sessa Aurunca

Visita di Sessa Aurunca: cosa vedere

A valle del convento di San Giovanni Battista si trova la zona archeologica di Sessa Aurunca, un luogo di particolare interesse per chi ama l’architettura romana, anche per la straordinaria presenza del criptoportico portato alla luce dal Maiuri nel 1926. Accanto al teatro romano, che si vede meravigliosamente dalla strada, vi sarebbe anche se è chiuso da anni uno splendido criptoportico che meriterebbe veramente una visita. A poca distanza dal centro se sessa si trova la frazione di Rongolise, dove vi invitiamo a visitare il monastero rupestre di Santa Maria in Grotta

Guida turistica di Sessa Aurunca; il teatro ed il criptoportico

Questa possente struttura è formata da tre bracci a doppia navata con al centro grandi arcate, e doveva servire a collegare il teatro ad un ampio santuario di cui non rimangono emergenza archeologiche. Gli studiosi datano la struttura al periodo sillabo , e la decorazione a stucco alla metĂ  del I secolo. La luce entra all’interno della struttura attraverso grandi finestre strombate. GiĂ  a quel tempo l’idea di lasciare la traccia del proprio passaggio ha spinto mani ignote a scrivere sui muri nomi di poeti, frasi e versi, ma anche solo pensieri del vivere quotidiano.Il teatro fu realizzato nel 313 a.C. Molto ben conservata è la cavea nella sua interezza, l’orchestra, la porta regia, e molto degli ornamenti che rendevano questo teatro molto decorato ed elegante.

Visita di Sessa Aurunca: i vari ricordi romani di Sessa

Dagli studi storici, si è potuto comprendere che il teatro fu restaurato e modificato sotto il regno di Antonino Pio, da Matidia Minore, sorella di Sabina moglie di Adriano, che fece decorare il teatro con splendidi marmi policromi e sontuose statue, tra cui una di esse rappresenta proprio la ricca benefattrice. Sul posto in cui sorgeva il foro esiste ancora una struttura in opera laterizia a due piani dove probabilmente si trovava il Tabularium ed Aerarium, ma che sono chiusi da anni.

Il castello di Sessa Aurunca: un piccolo gioiello

Il castello di Sessa Aurunca è noto dai documenti fin dal 963 infatti vi fu al suo 8nterno in quell’anno la redazione del “PLACITO DI SESSA AURUNCA, ILin cui un giudice diromenva una causa per il possesso di alcune terre tra il convento di San Salvatore a Cociruzzo ed un non ben identificato Gualfrid . Sappiamo che Federico II di Svevia si fermò a Sessa quando ottenne la cittĂ  dal conte di Fondi. Successivamente fu trasformato in una elegante residenza ed è a questo periodo che si datane le eleganti bifore visibili dopo gli ultimi restauri.

CHIESA DELL’ANNUNZIATA, la cui prima fondazione risale forse al 1494 ad opera della corporazione dei “conciaioli e dei calzolai”, nel 1734 ridisegnata – dopo il sisma del 1688 – in forme barocche dall’architetto Domenico Antonio Vaccaro (secondo la testimonianza del De Dominici, suo contemporaneo), che realizzò la pianta con le tre navate, la cupola maiolicata, i cappelloni, la facciata e una splendida scala. A seguito della morte del Vaccaro, avvenuta nel 1745, gli interventi sulla fabbrica furono opera di un suo allievo, Giuseppe Astarita, a partire dal 1755, con l’inserimento in facciata di due campanili. L’interno, a croce greca, è suddiviso in tre navate da pilastri, con cappelle laterali con 4 altari in stucchi e gli altri due in marmi policromi del XVIII secolo. Nella prima cappella di sinistra è un santo vescovo di Alessio D’Elia; in quella di destra è raffigurata la Decollazione di S. Giovanni Battista di Domenico Antonio Vaccaro (attr. Villucci); nella seconda cappella di sinistra è un’Assunzione di Antonio Sarnelli (1761). Un S. Leone in gloria dello stesso autore è nella cappella destra, sulla cui parete est è la tavola raffigurante S. sovrastato da un’Annunciazione di Sebastiano Conca, firmata e datata 1758. Nella cappella dell’Addolorata, posta a destra dell’abside, l’altare settecentesco ha al disopra una Pietà del XV secolo. Ripreso il percorso, al limite nord del “borgo superiore”, s’impone alla vista il “CASTELLO PICCIOLO DI S. BIAGIO”, fatto erigere da Carlo I d’Angiò nel 1275. Ridiscesi nella piazzetta Umberto I si ammira la FONTANA DELL’ERCOLE (1825), gruppo marmoreo che raffigura il mitico eroe che strozza il leone Nemeo, opera dello scultore Angelo Solari. In quest’area era visibile fino al primo trentennio del XIX sec. la Porta del Trofeo, sorta su un precedente ingresso medievale coincidente con quello di età romana, aperto nelle mura di difesa costruite nel 313 a. C., i cui resti sono visibili all’altezza del Palazzo municipale. Questo ingresso immetteva sul cardo maximus (corso Lucilio) della città romana e, in età medievale, sul percorso del primitivo nucleo dell’abitato. Sulla sinistra del corso Lucilio, percorrendo il vicolo Marconi, che incrocia Via Tiberio Massimo, s’incontra la CHIESETTA DI S. MARIA IN CASTELLONE, menzionata nella Bolla di Atenulfo (1032), che presenta in facciata materiali di spoglio. La tradizione indica in questa chiesa l’antica Sinagoga degli ebrei. Ritornati sul corso Lucilio, sulla destra s’incontra l’ottocentesca facciata del MUNICIPIO, che, nella sala consiliare, ospita due dipinti di Luigi Toro: Agostino Nifo al cospetto di Carlo V e Taddeo da Sessa al Concilio di Lione. Svoltando in via Garibaldi alcuni palazzi del XV secolo conservano portali e bifore di stile durazzesco-catalano. Si giunge al DUOMO, la cui edificazione risale al tempo di Riccardo dell’Aquila, sotto il quale venne consacrato nel 1113. Il tempio rivela il suo aspetto romanico, nonostante gli interventi dei secoli successivi, in particolare il XVIII, che vede la trasformazione del presbiterio, sopraelevato rispetto al vano basilicale. Esso s’interrompe all’altezza dell’arco trionfale ed è preceduto dal coro, collocato tra le prime quattro colonne dell’edificio. Nella sue strutture perimetrali, nel portico, nella cripta si rilevano materiali di spoglio di età romana. L’interno è costituito da un vano basilicale, diviso in tre navate da duplice fila di colonne. Un transetto non sporgente è concluso da tre absidi. La facciata, che è ornata in alto da finestrone sormontato da rosoncino, è preceduta da portico a tre arcate del XIII secolo, sorretto da pilastri fiancheggiati da colonne antiche sormontate da mensole con figure animali sporgenti. L’arcata mediana, leggermente acuta rispetto alle altre due, è scolpita con immagini del ciclo petrino e dei mesi dell’anno. Dei tre portali d’ingresso quello maggiore, con fiere agli stipiti, mostra un architrave, frammento del teatro romano, con figure di due pantere affrontate ad un vaso da cui vien fuori una vite con ai lati due maschere teatrali. L’interno presenta, al di sopra degli archi della navata centrale, un rivestimento in stucchi settecenteschi. Notevole è il mosaico pavimentale del XIII secolo e il pulpito, realizzato sotto il vescovo Pandolfo (1224-1259) dallo scultore Pellegrino, ancora operante a Sessa al tempo del vescovo Giovanni III (1259-1283). Il monumento è costituito da una cassa rettangolare (decorata a motivi geometrici e figurine animali) limitata in basso da un fregio “abitato”, che poggia su arcate che gravitano su altrettante colonne, sorrette da fiere. Allo stesso scultore appartengono sia i due rilievi con scene di Giona, sia il candelabro del cero pasquale, ricco di decorazioni, mentre sono del marmoraro Taddeo le transenne del coro. All’altare maggiore è un dipinto su tavola della prima metà del XVI secolo, la Madonna in Trono con Bambino di Marco Cardisco (attr. Villucci). A destra del presbiterio si apre il cappellone del Sacramento, con balaustra e altare in tarsie marmoree del XVII secolo, sormontato da dipinto de La comunione degli apostoli, attribuito a Luca Giordano da Ferdinando Bologna, datato al 1659. Sotto il presbiterio, la cripta è sostenuta da 20 colonne e da capitelli di età romana e medievale. Tornati sul corso Lucilio s’incontra la CHIESA DI S. GIOVANNI “DE PLATEA”, esistente dall’inizio del secolo XIV, ma rifatta nel ʼ700. Di questa epoca è la facciata racchiusa tra due campanili. Nel secondo ordine sono statue in stucco. L’interno a navata unica, con presbiterio introdotto da arco a pieno centro e soffitto piano, ha sulla sinistra una “macchina” d’altare con statua in legno di Madonna della Misericordia del XVIII secolo. A breve distanza è la CHIESETTA DI S. MATTEO, nota anche come dell’Addolorata, di origine medievale. Rimaneggiata nel ʼ700, conserva all’interno il gruppo ligneo della Pietà. Di fronte è il SEDILE S. MATTEO di origini medievali. L’esterno è stato rimaneggiato nell’Ottocento in stile neogotico. Svoltando per via Ugolino, sul fondo dello slargo è la chiesa e l’EX MONASTERO DI S. GERMANO, fondati nel 1200. Le monache seguirono la regola di S. Benedetto della congregazione di S. Giustina da Capua. La chiesa, modificata durante i secoli, mostra una semplice facciata con due nicchie con statue di santi vescovi. L’interno ad aula, conclusa da presbiterio di pianta quadrata con cupola maiolicata, rivela interesse per gli stucchi del XVII secolo. La pavimentazione a maioliche è di maestranze napoletane. Ritornati sull’asse principale della città, nell’androne di un palazzo col numero civico 95, si nota una torre cilindrica del periodo aragonese, affiancata da una loggetta catalana, realizzata sul limite della cinta muraria del primitivo nucleo medievale che, sul corso Lucilio, aveva un ingresso denominato “Porta S. Giovanni”. Essa immetteva nel borgo inferiore caratterizzato dallo sviluppo dell’edilizia conventuale. Deviando per via Mozart (già via Roma), sul fondo della piazza è la CHIESA DI S. CARLO BORROMEO, edificata nel 1615 da una compagnia di laici. Sorta su un più antico luogo di culto dedicato a S. Francesco dei pignatari, ha la facciata dalle linee semplici. L’interno ha navata unica con volta a botte lunettata con due cappelle per lato. Nella prima di destra un dipinto settecentesco raffigura Madonna con Bambino tra i SS. Agostino e Lazzaro. La cripta dall’altare settecentesco ha una saletta funeraria dove i cadaveri erano deposti su seggi in muratura e lasciati decomporre secondo un’usanza antica. Poco oltre è l’EX CONVENTO DI S. DOMENICO ed il campanile della diruta chiesa dedicata al santo. Tutta la fabbrica sorse nel 1425, su un’area concessa ai frati predicatori da G. A. Marzano, quando, per rendere sicura la sua dimora, demolì il loro antico convento che era presso il Castello. Il complesso, di recente restaurato, ha un chiostro in stile tardo-gotico alle cui pareti affiorano brani di affreschi che rappresentano storie della vita di S. Domenico e di altri personaggi ecclesiastici. Nell’ex oratorio dei frati, posto presso l’ingresso del convento, sede oggi dell’Arciconfraternita del SS. Rosario, sull’altare maggiore, è la tela Madonna del Rosario con i santi Domenico e Caterina, opera del pittore Francesco Solimena, firmata e datata 1730, e restaurata di recente. Tornati sull’asse principale della città e proseguendo il percorso in discesa, si incontra a sinistra la CHIESA DELLA SS. TRINITÀ, poi di S. AGOSTINO sotto i Marzano. L’ex convento, oggi sede del Convitto e del Liceo classico statale, intitolati entrambi al filosofo sessano Agostino Nifo, nonché del Liceo Musicale e coreutico, fu realizzato dall’ing. Francesco Gasperi sul finire del XVIII secolo (attr. G. Di Marco – G. Parolino) per ampliamento dello stesso convento. La chiesa fu fondata nel 1363 sul sito del palazzo di Giacomo Galluccio. Nel XVIII secolo l’edificio subì trasformazioni ad opera di Ferdinando Sanfelice. L’interno è a navata unica con tre cappelle per lato con altari del ʼ700. Nella prima cappella a destra, trasferita dalla chiesa di S. Domenico, è la moderna tomba del Nifo. Di notevole interesse il cassettonato ligneo in parte dorato, con al centro un dipinto su tela della Santa Trinità con S. Agostino dello stesso Sanfelice. Sul lato corto del cassettonato due aquile sorreggono tra gli artigli una un libro, l’altra il cuore fiammeggiante degli agostiniani. Il presbiterio è sormontato da cupola ellittica priva di tamburo, inglobata in una struttura di copertura. Il pavimento, ricco di decorazione, è opera di “riggiolari” napoletani del ʼ700. Seguendo il percorso, sulla destra è posta la CHIESA DI S. STEFANO, fondata con l’ex monastero delle clarisse nel 1240, che presenta un piccolo chiostro gotico che affaccia sulla strada. La chiesa ha una semplice facciata. L’interno è a navata unica coperta da volta a botte lunettata e presbiterio con cupola maiolicata del XVII secolo. Gli stucchi sono barocchi. Ai lati del presbiterio sono due tele del pittore Coscia (1754). Sulla sinistra della strada compare la CHIESA DI S. GIACOMO, edificata nel XV secolo, con ospedale per pellegrini. Essa presenta una facciata articolata su ordini di lesene. Il primo, in cui si apre il portale, è concluso da trabeazione. L’ordine superiore sorregge un timpano acuto con al disotto ampio finestrone. Sulla sinistra si eleva un campanile privo di fastigio, crollato. L’interno, che è a croce greca, articola il suo spazio intorno alla cupola maiolicata, priva attualmente di lanternino. L’altare maggiore è in marmi del ʼ700. La maestosa PORTA DEI CAPPUCCINI costituisce l’ingresso da sud alla città e anche il limite meridionale del borgo inferiore.

Quando si cammina per le vie di Sessa Aurunca ci si può imbattere in alcune strane testimonianze del passato, concentrate delle cornici delle finestre o bei portali in pietra di alcune palazzine . Sono le incredibili testimonianze dell’architettura catalana in Italia nata dalla combinazione degli elementi tipicamente medievali e il nuovo influsso dell’arte rinascimentale. In molte zone della Campania settentrionale, per esempio Sessa e Teano le maestranze ispraniche-maiorchine realizzarono cere e proprie opere d’arte intagliando il tufo grigio, particolarmente tenero. Le tracce di quel passato sono testimoniate nei portali , nelle finestre e nei particolari di Sessa dove è attestato abbia lavorato l’artista maiorchino Matteo Forsymania dal 1473 .

Visita di Sessa Aurunca: Valogno ed i suoi murales


Tour: Visita guidata di Sessa Aurunca

Visita guidata di Sessa Aurunca con una guida Turistica

SKU del prodotto: Sessa

Brand di prodotto: Monte Cassino War Tours

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