Storie di Templari e gatti Certosini

Templari e gatti certosini

Storie di Templari e gatti certosini, ma soprattutto storie di gatti e di topi

“Il frate ricordando il suo ingresso nell’ordine affermò di essere stato più volte “invitato” a disprezzare e calpestare la croce. Inoltre confermava che i Templari adoravano un gatto; infatti mentre erano nella sala del Pavilion, all’apparire di un gatto dal pelo grigio tutti i frates si alzarono e si tolsero il cappuccio adorandolo”

(dall’interrogatorio di Ugo di Samaya e Giovanni da Neritone sugli usi dei Templari il 4 giugno 1310)

Nella Certosa di Trisulti, storie di gatti e di topi

gatti certosini  riconoscibili dal loro elegantissimo mantello grigio erano sconosciuti in Europa fino al XII secolo, fino a che quindi furono importati dall’Oriente, dalla Turchia o dalla Siria. In un mondo come quello medievale, in cui gli spostamenti erano molto rari, ed avvenivano di solito solo per le guerre, una ipotesi molto accreditata da ai Templari la responsabilità di aver portato da quelle terre lontane questi gatti ed in particolare, dopo essere passati per Cipro e Malta li avrebbero introdotti in Francia. Secondo alcuni dopo un lungo soggiorni in Terra Santa  e le dure lotte a cui parteciparono,

Templari e gatti certosini

Templari si sarebbero  rivolti alle certose  per soggiornare  in un luogo tranquillo dove ritemprarsi, ma conoscendo l’indole certosina di ritiro dal mondo per vivere una vita eremitica in un ambiente cenobitico, questa ipotesi risulta a me semplice guida turistica ma buona conoscitrice delle abitudini certosine, del tutto inverosimile. Nel mio piccolo propendo per una ipotesi meno poetica e tranquilla ma più verosimile.

Il noto processo ai Templari

Il 15 maggio 1310 si apre a Brindisi presso la chiesa di Santa Maria del Casale il processo ai Templari. Chiamati alla sbarra per spiegare il loro Modus Operandi, solo 2 frates si presentano, Ugo di Samaya e Giovanni da Neritone, mentre tutti gli altri sono già lontani. Sicuramente molti di loro hanno raggiunto delle certose, le abbazie piu distanti dal mondo civile che si conoscano, poste in luoghi praticamente inaccessibili e del tutto avulse dalla vita del luogo dove si trovano, per trovarvi rifugio e sopravvivere.  Avrebbero dunque portato con loro  questi eleganti piccoli animali, ottimi cacciatori di topi.

la fuga dei Templari e dei gatti Certosini

Le Certose luoghi  di grande silenzio, ma anche sicuramente abitate da una miriade di topi attratti dalle loro derrate alimentari e dalle ricche biblioteche , necessitavano certamente di questi gatti per difendersi da questi roditori inestancabili. Inoltre il gatto Certosino è particolarmente silenzioso, adatto quindi a luoghi di preghiera e di studio.

Il gatto come simbolo del diavolo

Ironia della sorte proprio il gatto venne descritto nei vari bestiari medievali cristiani, come una delle tante personificazioni del Diavolo, e quindi simbolo chiave degli eretici. Il colore scuro o nero del gatto era inoltre a quel tempo  simbolo di cattivo augurio, o della presenza nei dintorni delle streghe. Per vedere riabilitata la figura del gatto bisognerà aspettare il XVII o XVIII secolo, dove il gatto per la sua indipendenza e avventurosità divenne sininimo di libertà.. Il gatto Certosino era stato citato per la pima volta nel Dictionaire universel du commerce d’histoire naturelle, des Arts et metiers di Savary des Bruslon nel 1773, quindi in tempi molto recenti.

il gatto Certosino

Questa razza cosi antica e preziosa purtroppo si è trovata quasi estinta dopo la Seconda guerra Mondiale, per essere poi di nuovo allevata. Molti uomini importanti li hanno amati come per esempio il Presidente Francese Charles de Gaulle e lo scrittore Baudelaire…. Ma prima di salutarvi la guida turistica, vi vuole riferire l’ultima frase che i due interrogati aggiunsero durante il processo:

“All’apparire del gatto non avendo il frate nulla in testa, come segno di rispetto nei confronti del gatto grigio giunto nella sala, fu costretto ad abbassare il capo!”